martedì 30 aprile 2013

Le mie pareti bianche



Questa stanza sembra più bianca del solito, con le sue pareti spoglie, la libreria svuotata, lo scaffale mezzo sgombro. La luce violetta del mattino si fa spazio con una prepotenza metallica ma silenziosa, Lubenice sta accoccolata in un lato del letto con uno sguardo scocciato, lunatica lei, dopo essersi appropriata della sua dose di coccole mattutine, mi guarda non molto sorpresa, mentre cerco di rubarle uno scatto.
C’è un odore persistente di cartone in questa stanza, ma io mi immagino i pancakes, caldi vanigliati, con sopra una spolveratina di cocco. È solo domenica o un giorno simile, e le nuvole bianche fanno parte di questa giornata come ne fa parte il cielo mesto, gonfio di cose da dire, ha occhi per restare a guardare.
Mi piace il suono delle lenzuola al mattino, ho le mani pallide sui palmi e arrossate sui nodi, le dita sembrano aver combattuto con un pianoforte impazzito tutta la notte, i capelli sembrano aver scontrato uno di quei venti d’Autunno che ti ritrovi sulla spiaggia, quando il cielo non sa decidersi se far piovere o lasciar sgusciare il sole, e il mare sembra andare per conto suo in un costante, ripetuto frastuono d’acqua.
Ma dove arrivano questi pensieri? È solo primavera, la finestra è ancora chiusa, ma ancora prima che io scenda dal letto, loro sono pronti a sfuggirmi, a vagare chissà dove.
Questi cinque lunghi anni, mi appartengono e mi sono allo stesso tempo distanti adesso, con tutta la loro forza… Le fotografie sono ancora appese al muro, quelle credo che le staccherò per ultime. E i disegni, anche loro.. Mi piace guardarli ancora lì, mi ricordano dove sono e dove voglio andare, mi ricordano le cose che è giusto ricordare.

domenica 28 aprile 2013

Cartoline romane

Cartoline che la capitale regala spesso, agli occhi dei turisti, di chi ci vive da una vita, di chi è solo di passaggio.
Il cielo sopra Roma è di un blu intenso, quando la Primavera si ricorda che è il suo momento. Le ruote delle automobili, dei bus per turisti, dei taxi creano un frastuono su questo suolo secolare, suono che si espande rendendo l'aria ancora più calda, densa.
Poi capita che ti scambiano per una turista francese, o che ti chiedano indicazioni al semaforo. Gli alberi sono in fiore, l'Isola Tiberina se ne sta lì a prendere il sole e tu le giri intorno.. Continui a camminare per le strade, intrufolarti nei quartieri, sorridere ai camieri fuori dai ristoranti che cercano di accalappiare i turisti e riempire le loro sale per il pranzo.
Senza rendertene conto, entri in Piazza Navona colma di Spagnoli, Americani, Francesi... E poi continui a camminare, alla ricerca un piccolo spazietto verde in cui sederti a mangiare, e ti ritrovi "per sbaglio" il Pantheon, che ti fissa, gonfio di visitatori.
Ma niente, nessuno spazio all'ombra in cui sederti, ti guardi intorno e capisci che, in un'ora di punta, l'ombra la trovi dentro gli edifici, non fuori.. Poi riconosci la strada e ricordi che lì da qualche parte dovrebbe esserci anche Fontana di Trevi, consulti la mappa sullo smarphone e la vai a cercare, per sederti un attimo in mezzo alla folla, ad osservare i turisti intenti a lanciare all'indietro monetine, ed esprimere desideri che probabilmente non si avvereranno mai.
"Io vorrei... vorrei... vorrei..."
Quando ormai i piedi ti chiedono una tregua, ti arrendi alla metropolitana.. Ti siedi, chiudi gli occhi un istante, e sei sulla via di casa.

giovedì 4 aprile 2013

Appartenenze



Vogliamo tutti sentirci parte di qualcosa. Una città, una passione, un hobby, un sentimento, un colore, una canzone, un pensiero, un sogno nel cassetto.. Pianifichiamo traguardi, ne tracciamo il percorso come stanze piene di mappe, fotografie, citazioni, aforismi, liste di cose da fare, luoghi da vedere, da ricordare e dimenticare. 
Ogni piccolo pezzetto di carta appuntato su una delle pareti, il colore lo hai scelto tu, lo stile della poltrona e dei cuscini che hai messo in quella stanza, e libri e film che ti fanno pensare a quell'idea che piano piano si sviluppa. Passi le ore in quella stanza, eppure non è una sola in quell'edificio colmo di finestre. Quante volte hai cambiato stanza, sbattuto la porta, lasciata aperta, quante fotografie hai chiuso a chiave, quante volte hai sentito il bisogno di sbarrare le finestre per non fare entrare la luce. 
La carta da parati ha sempre quell'odore di nuovo, eppure è lì da un sacco di tempo, non sono molte le persone che l'hanno vista, che ci hanno fatto scorrere sopra una mano per sentirne la consistenza, che hanno risalito quelle scale, che hanno bussato a qualche porta..